Le Ombre della Procrastinazione

Avevo appena aperto gli occhi ancora chiusi solo per la stanchezza di una notte insonne.

Fu una di quelle notti dove tutto ti appare davanti, oggetti persone, storie, tutte come se fossero in attesa di essere sistemate in ordine su una grande lavagna. Una notte insonne, come tante negli ultimi tempi e un gran senso di irrequietezza che sembrava non avere mai fine.

Nonostante la determinazione che avevo iniziato a coltivare, la mia mente sembrava ancora imprigionata nelle maglie della procrastinazione. Quella mattina, come tante altre, avevo deciso di dedicare del tempo a un progetto personale che da mesi giaceva incompiuto sul tavolo della stanza, appunti, grafici, disegni, tutti in una bella cartella azzurra. Ma, come spesso accade, mi ritrovai di nuovo a divagare, perdendomi nei meandri di pensieri fugaci e distrazioni continue.

Sentivo forte la necessità di fare qualcosa di produttivo, ma la sensazione di essere sopraffatto dalle innumerevoli possibilità mi bloccava. Mi trascinai in cucina, per un caffè forte e mi sedetti al tavolo, fissando il muro davanti a me. I miei pensieri vagavano senza una direzione precisa, oscillando tra il passato e il futuro, senza mai concentrarsi sul presente.

Ho sempre avuto una relazione complessa con il tempo. Da un lato, lo consideravo un bene prezioso, qualcosa da non sprecare. Dall’altro, sembravo incapace di utilizzarlo in modo efficace. Spesso mi perdevo in attività futili, rimandavo ciò che era veramente importante. La procrastinazione era diventata una compagna costante, una presenza ingombrante che mi teneva ancorato a uno stato di stasi perpetua.

Mentre sorseggiavo il caffè, mi ricordai di una vecchia lista che avevo scritto anni prima, una sorta di inventario dei miei desideri e delle mie aspirazioni. La ritrovai in un vecchio quaderno di appunti che custodivo e non so perché gelosamente, in un cassetto della scrivania, ingiallito ormai dal tempo. L’aprii con cura, quasi con reverenza, e iniziai a leggerla.

La lista era un promemoria di tutto ciò che avevo sognato di fare: imparare a suonare bene la chitarra, scrivere un libro, viaggiare in Giappone per visitare Hiroshima e vedere i viali con i ciliegi in fiore, imparare una nuova lingua, rimettermi in forma, e altri ancora. Ogni punto della lista rappresentava un pezzo di me, un desiderio di crescita e di realizzazione personale. Ma guardavo quella lista, e mi resi conto di quanto poco avessi fatto per realizzare quei sogni. La maggior parte di essi erano rimasti solo delle idee su carta, mai trasformati in realtà.

Uno dei motivi principali per cui procrastinavo così tanto era sicuramente la paura di un fallimento. In fin dei conti molte volte quel che consideriamo un fallimento non è altro che un tentativo non riuscito, e detto in questo modo forse negli anni addietro mi avrebbe aiutato molto nel riprovare e riprovare ancora, ma la strada più semplice risultava sempre “non è per te”, “non ne sei capace” come mi diceva qualcuno. Peggio ancora quando iniziai a scrivere testi per canzoni o poesie, mi criticavano dicendomi “tieni ‘a capa fresca”**

Ogni volta quindi che mi trovavo di fronte a un compito difficile o a un progetto ambizioso, il timore di non essere all’altezza mi paralizzava. Preferivo rimandare piuttosto che affrontare la possibilità di fallire. Questo atteggiamento mi portava a evitare tantissime sfide, rifugiandomi in attività che richiedevano meno impegno e che mi davano una gratificazione immediata, come guardare la televisione o fare più ore di lavoro per tenermi impegnato così da rientrare tardi la sera e avere quella scusa mentale “non ho più tempo, è tardi e sono stanco.

La paura del fallimento era radicata nelle mie profonde insicurezze, ero ormai cresciuto con l’idea di dover essere perfetto in ciò che facevo. Qualsiasi errore o imperfezione veniva vissuto come una catastrofe. Questa mentalità mi aveva portato a sviluppare un’autocritica spietata, che non mi permetteva di accettare i miei limiti e di non vedere gli errori come opportunità di apprendimento.

Il ciclo della procrastinazione per me era ben noto, ma spezzarlo mi sembrava una missione impossibile. Ogni giorno iniziavo con buone intenzioni, con la promessa di fare meglio rispetto al giorno precedente. Ma ben presto le distrazioni prendevano il sopravvento. Bastava una notifica sul telefono, una e-mail da leggere, un video su YouTube, e la giornata scivolava via senza che avessi concluso nulla di significativo.

Questa spirale negativa si alimentava di sensi di colpa e frustrazione. Sapevo di sprecare il mio tempo, ma ogni tentativo di cambiare rotta sembrava destinato a fallire. La procrastinazione diventava quindi una sorta di rifugio, un modo per evitare di affrontare le mie insicurezze e le mie paure.

Fu in un giorno come tanti altri che la vita ti offre una di quelle opportunità che non puoi non prendere al volo.

Marta era una nostra cliente, si presentò un giorno all’ingresso sfoggiando uno di quei sorrisi che avvolgono tutto ciò che c’è intorno. Con i suoi capelli mossi e un vestito fantasia, disse solo “ciao” e da quel momento la mia vita prese una strada diversa, intima, ma questa è una storia a parte.

Marta appariva subito come una persona determinata, una persona che sapeva cosa voleva e come ottenerla.

Dopo aver scambiato qualche parola di circostanza, Marta mi propose di incontrarci per un aperitivo. Accettai con entusiasmo e tanta paura, non sapevo cosa potesse succedere e soprattutto non sapevo cosa fare o dire, era comunque una persona che avevo appena conosciuto, ma grazie anche alla spinta dei miei amici, decisi di andare all’appuntamento, sperando che quell’incontro potesse offrirmi un po’ di tranquillità e di iniziare a lavorare su me stesso e a superare le mia paure.

Ci ritrovammo in un piccolo caffè del centro città, un luogo accogliente e tranquillo, perfetto per una conversazione profonda.

Mi sentii improvvisamente vulnerabile, non parlare con lei subito delle mie paure e dei miei limiti mentali, non era facile.

Riuscii dopo a parlane delle mie difficoltà nel portare avanti i mie progetti, della mia paura del fallimento, del senso di colpa che mi accompagnava ogni giorno.

Marta ascoltò attentamente, senza interrompere. Quando ebbi finito, fece una pausa prima di parlare. “Sai,” disse con calma, “tutti abbiamo delle paure e delle insicurezze. La differenza sta in come le affrontiamo. Non si tratta di essere perfetti, ma di accettare i propri limiti e lavorare con essi.”

Quelle parole mi colpirono profondamente. Marta continuò a parlare, condividendo alcune delle sue esperienze personali e dei suoi fallimenti. Era chiaro che anche lei aveva affrontato delle difficoltà, ma il suo atteggiamento era sempre stato quello di vedere gli ostacoli come opportunità di crescita.

L’incontro con Marta fu una rivelazione per me. Capii che non ero l’unico a lottare con la procrastinazione e che c’erano strategie concrete che potevo adottare per migliorarmi. Marta mi suggerì di iniziare con piccoli cambiamenti, piuttosto che cercare di rivoluzionare la mia vita in un colpo solo.

Uno dei primi consigli fu quello di stabilire obiettivi chiari e realistici. “Scrivi una lista di cose da fare ogni giorno,” disse Marta. “Inizia con piccoli compiti che sai di poter completare. Ogni volta che ne completi uno, ti sentirai più motivato a proseguire.”

Decisi di seguire il consiglio. Tornato a casa, presi un quaderno e iniziai a scrivere una lista di obiettivi per il giorno successivo. Era una lista semplice: leggere un capitolo di un libro, fare una passeggiata di mezz’ora, rispondere a tre e-mail. Non sembravano compiti difficili, ma per me rappresentavano un piccolo passo verso la produttività.

Un altro consiglio di Marta riguardava l’importanza di stabilire una routine. “La nostra mente ama la prevedibilità,” spiegò. “Avere una routine quotidiana ti aiuterà a mantenere la disciplina e a ridurre le distrazioni.”

Provai allora a creare una routine mattutina. Mi svegliavo quasi sempre alla stessa ora ogni giorno, facevo una breve sessione di meditazione con un’ app che lei mi consigliò per calmare la mente, poi dopo una doccia e una colazione leggera, mi sedevo al tavolo del soggiorno con il mio quaderno degli obiettivi.

Questa routine, sebbene semplice, iniziò a fare una grande differenza. Mi sentivo più centrato e motivato. Completare i piccoli compiti della mia lista mi dava un senso di realizzazione che non avevo mai provato prima. La procrastinazione, sebbene ancora molto presente, iniziava a perdere il suo potere anche se di poco

Nonostante i piccoli progressi, sapevo che dovevo affrontare le mie paure più profonde per fare un vero cambiamento. Decisi di dedicare del tempo ogni giorno alla riflessione, utilizzando la scrittura come strumento di auto-esplorazione. Presi carta e penna e iniziai a scrivere, lasciando che le parole fluissero liberamente dalla mia mente.

Questa pratica di scrittura mi aiutò a portare un po’ più in superficie le mie paure e a esaminarle da diverse angolazioni. Scoprii che molte delle mie insicurezze erano radicate in esperienze passate, in aspettative irrealistiche e in un desiderio di approvazione esterna. Capii che dovevo imparare ad accettare me stesso con tutti i miei difetti e imperfezioni.

La scrittura divenne una sorta di terapia per me. Ogni giorno esploravo un aspetto diverso della mia vita, cercando di comprendere meglio le mie emozioni e i miei pensieri. Questo processo mi aiutò a sviluppare una maggiore consapevolezza di me stesso e a trovare nuove strategie per affrontare le mie paure.

Capii anche l’importanza di avere un supporto sociale. Marta era un mentore prezioso, ma sapevo che avevo bisogno di circondarmi di altre persone motivate e iniziare un’attività lavorativa parallela alla principale ma completamente diversa, dove per svilupparla occorreva studio e dedizione.

E quindi grazie al mio mentore e altri aggiunti poi riuscii a costruire piano piano il mio nuovo percorso di vita.

Con il passare delle settimane, iniziai a notare alcuni cambiamenti significativi nella mia vita. La determinazione, sostenuta da nuove abitudini e da personale supporto sociale forte, mi stava aiutando a superare anche se parzialmente la procrastinazione e a perseguire i miei sogni. Iniziai a lavorare con maggiore costanza sui progetti personali, trovando gioia e soddisfazione nel vedere i progressi fatti.

Ogni giorno rileggevo la mia vecchia lista dei desideri, mi resi conto che alcuni di essi erano diventati realtà. Avevo iniziato a fare un altro lavoro, acquisito più sicurezza, soprattutto, avevo ricominciato le letture dei libri iniziando da quello che a prima vista somiglia ad un libro per bambini ma in realtà è proprio per i più grandi. Un libro consigliato dal mio mentore fatto di disegni e piccole fasi di un percorso interno e ti spinge a cercare quei percorsi dentro di te. Sto naturalmente parlando del “Piccolo Principe” di Antoine de Saint-Exupéry.

Questi piccoli successi mi davano la forza e la motivazione per continuare a lottare per ciò in cui credevo.

Uno degli aspetti più profondi del mio inizio al cambiamento fu la riconciliazione con me stesso. Imparai ad accettare le mie imperfezioni e a vedere i miei errori non come fallimenti, ma come opportunità di crescita. Questa nuova prospettiva mi permise di sviluppare una maggiore compassione verso me stesso e di affrontare le sfide con un atteggiamento più positivo e propositivo.

Iniziai anche a dedicare del tempo alla riflessione, coltivando una maggiore consapevolezza del mio mondo interiore. Questo mi aiutò a rimanere centrato e a mantenere la calma anche nei momenti di stress e difficoltà. La riflessione con piccole sedute di meditazione diventò una pratica quotidiana che mi accompagnava nel cammino della crescita personale.

Il mio viaggio verso il cambiamento era solo all’inizio. Sapevo che ci sarebbero state ancora molte sfide da affrontare e che il cammino verso la realizzazione dei miei sogni sarebbe stato lungo e tortuoso. Ma ora avevo gli strumenti e il supporto necessario per affrontare qualsiasi difficoltà con determinazione e fiducia.

Con il tempo, iniziai a vedere la procrastinazione non come un nemico da combattere, ma come una parte di me da comprendere e gestire. Imparai a riconoscere i segnali di allarme e a adottare strategie efficaci per mantenere la motivazione e la produttività. E, cosa più importante, imparai a celebrare i miei successi e a vedere ogni passo avanti come una vittoria personale.

Il mio viaggio era un percorso di scoperta e di crescita, un cammino verso una vita più autentica e significativa. Ogni giorno rappresentava una nuova opportunità di imparare, di migliorare e di avvicinarmi sempre di più ai miei sogni. E con ogni passo che facevo, sapevo di essere un po’ più vicino alla realizzazione dei miei desideri e alla creazione di una vita piena di significato e di soddisfazione.

    *** “tene ‘a capa fresca!” – “Non hai proprio nessuna preoccupazione!