Montana, primavera

Un’alba su una terra di laghi, di grandi montagne e foreste di abeti, cedri con estese praterie, ha colori, suoni e profumi unici. Una piccola valle dove il fiume Missouri curva dolcemente, un ampio spazio di erba e cespugli che si risveglia alla luce del sole nascente. Al centro della radura, una decina di Teepee sistemati intorno ad un grande fuoco, è il luogo scelto come casa da una tribù di nativi. La tribù Opi dei Lakota.

Delle donne si muovono veloci, passi frettolosi dal fuoco ai teepee, loro sono le prime ad alzarsi, prima del sorgere del sole, quando è ancora buio. Le donne anziane distribuiscono consigli e insegnano alle giovani tutto il sapere sulle tradizioni e le origini della loro lunga storia. I giovani hanno il compito di accudire i cavalli, un bene troppo prezioso per i trasporti e per la caccia. Piccoli uomini che sanno quanto è importante lo stato della loro salute, loro credono che questo sia giusto, loro sono certi che se hai un cavallo sano, hai anche un modo di tornare a casa.

E’ una piccola tribù, è giovane ma ha un capo, MAHKAH (terra), di grande cultura e amore. Figlio di un grande capo, nipote di grandi capi. Ed è proprio un grande capo colui che decide di lasciare la tranquillità della tribù paterna per fondarne una nuova. Ci è voluto poi tanto coraggio a chiedere su chi volesse seguirlo, scegliere una moglie e partire. La sua Tribù gli Opi ora sono forti anche se ancora in pochi, hanno mezzi, cavalli, pelli e cibo per poter affrontare l’inverno, e hanno soprattutto un sogno “Vivere nella loro terra, per sempre!”.

Enapay (senza paura), è il primo figlio maschio di MAHKAH e di MAKAWEE (Amorevole), dopo due femmine. Ora ha quasi quindici anni ed è giunta per lui l’ora di diventare uomo e intraprendere il cammino sacro verso la montagna.

L’ALBA

Enapay! Svegliati figliolo, il sole tra poco nascerà

Enapay non riusciva a comprendere il perché quel giorno doveva alzarsi così presto. In fondo lui era un adolescente che desiderava tanto dormire ancora un po’. Ma, forse, per la tribù era diventato ormai un giovane adulto. I suoi occhi ancora socchiusi, fissavano l’apertura in alto del teepee, dal foro faceva capolino il cielo di un colore quasi azzurro ma anche con venature di un bel color arancio. Il fuoco, ancora acceso, illuminava le pelli che formavano le pareti, costruendo strani giochi d’ombra con gli amuleti affissi alle pelli, simboli protettori della tribù e della famiglia.

Enapay! Muoviti!

Un profondo sospiro e un po’ di sano coraggio, spinse il giovane ad alzarsi e a tentoni ritrovare i suoi abiti e i suoi mocassini. Con abili ma lenti movimenti li indossò e finalmente spostando la tenda del teepee uscì all’aperto. Il suo cuore impazzì e per un po’ anche il suo respiro si fermò. Un cielo dai mille colori, il profilo dei monti creavano barriera alla luce che sorgeva, una corona regale. Il soffio della brezza smuovevano appena i suoi capelli, il canto degli uccelli riempiva i silenzi, i pochi grilli iniziavano a saltare, ombre di persone si avvicinavano al fuoco, i vecchi salutavano il nuovo giorno. “Manitù!” escalmò, Eccoti! Poi un caldo tepore gli riscaldò il viso, il sole stava sorgendo, la vita di un nuovo giorno stava iniziando. Enapay stava vivendo per la prima volta un’emozione profonda, aveva visto per la prima volta i colori dell’alba. Rimase per qualche secondo a bocca aperta ad osservare quello splendore, a sentire i suoni ed assaporare gli odori. Un fiume di felicità gli attraversò il corpo e a bassa voce come un pensiero detto a se stesso, disse “Grazie padre”.

MAHKAH (terra), con il viso nascosto dai lunghi capelli neri, sorrise. Enapay, questo dovrai farlo tutti i giorni da oggi in poi, sei diventato grande ed è il momento che impari le regole della vita come ci hanno tramandato i nostri Padri. Dovrai alzarti sempre prima del sorgere del sole e andare a riposare quando il sole riposa dietro le montagne. Questa è la prima legge. Figlio mio, oggi inizierai il cammino verso la sacra montagna. Il cammino durerà molto almeno tre giorni, ci dovrai andare da solo ma solo non sarai, come ha fatto mio padre ed il padre di mio padre, io ti seguirò a distanza, quando il sole sarà dietro le montagne potrai scorgere il mio fuoco in lontananza. Non sarò troppo vicino e non sarò tanto lontano da non poter udire la tua voce se dovessi avere bisogno di me. Dovrai aprire il tuo cuore, ascoltare il vento e sentire i profumi, toccare la terra. Dovrai osservare tutto con attenzione ma senza distrarti, dovrai osservare bene dove camminerai e imparare subito a sfuggire alle insidie. Dovrai dosare bene il tempo, seguire il movimento delle ombre. Non dovrai essere molto veloce ma nemmeno troppo lento. Dovrai avere un passo costante e se ti sentirai stanco, non temere, fermati e riposa. Ascolta il tuo respiro ed il battito del tuo cuore, essi dovranno andare all’unisono come la nostra musica sacra. Dovrai arrivare sul monte sacro, troverai un cerchio con una grande pietra al centro, su quella pietra troverai inciso tutti i nomi dei tuoi fratelli che ci sono stati prima di te. Troverai anche il mio. In alto. Sulla sommità della pietra troverai il punteruolo di selce che dovrai utilizzare per scrivere il tuo nome. Fatto questo, reciterai le preghiere che ti ho insegnato, saluterai la pietra sacra e poi mi raggiungerai al mio fuoco. Il ritorno, come fece mio padre, lo faremo insieme. Ecco Enapay, questo è quello che dovrai fare, questo è quello che farai.

Enapay ascoltò tutto in silenzio, non aveva mai tolto lo sguardo al viso di suo padre, aveva osservato e memorizzato le parole che gli arrivavano come musica, suoni calmi, rilassanti, tutto, avvolto dai movimenti armoniosi della bocca di MAHKAH.

Il giorno trascorse tranquillo, Enapay passò tutto il tempo alla preparazione della sacca per il viaggio e allo studio del percorso dei sentieri che doveva seguire. Su consiglio del padre, iniziò a segnare sulla tela i punti di riferimento, l’albero solitario a cinque punte, la roccia d’oro, la roccia dalla testa d’aquila. Poi memorizzò bene dove trovare i pozzi per l’acqua ed i vari sentieri che poteva seguire. Aveva fatto tutto, non doveva fare altro che riposare.

La notte è lunga quando non si riesce a dormire.

IL CAMMINO Primo giorno

Enapay! è ora. “sono già sveglio, padre!” Si dice sempre che il primo passo sia quello più difficile da compiere, e anche per Enapay fu così, ma per la sua determinazione, il secondo gli venne spontaneo, deciso e cosi poi tutti gli altri. Ogni tanto si voltava indietro a guardare il suo teepee ed ogni volta appariva sempre più piccolo fino a scorgere solo il lontano fumo del fuoco al centro dell’accampamento. Ha appena lasciato l’abbraccio di sua madre, i suoi occhi belli, tondi, neri e meravigliosamente fieri. Alcuni segni degli anni appaiono più evidenti su quel suo meraviglioso viso ovale avvolto da lunghi capelli neri. MAKAWEE (Amorevole), prima di sei figlie del capo tribù sioux della valle del nord, MAHKAH ha dovuto lottare molto per averla, lunghi interminabili incontri con le famiglie, tantissimi doni e lussuose promesse, alla fine ci riuscì, fu sua sposa. Esile da bambina, MAKAWEE si dimostrò poi crescendo forte e coraggiosa, attenta nelle sfide giornaliere e ottima consigliera per il marito. Rigida, autorevole ma sempre cordiale e amorevole con tutti soprattutto con i suoi tre figli. Ha educato e istruito Enapay per il suo futuro da Capo, ha educato e istruito le due figlie per il loro futuro da mogli di capi, insegnando e predicando sempre a seguire i loro cuori, e di mettere sempre al primo posto l’amore. Enapay adorava sua madre, la vedeva come un’aquila potente, forte e protettrice, ne sentiva ancora addosso l’odore dei suoi oli profumati, il calore della sua mano quando lo accarezzava, il suo abbraccio forte, il suo stringerlo a se. La sentiva accanto in ogni momento. La valle arida con poca ombra, delle pietre e degli arbusti di piante secche sfidano il vento caldo, rocce, alberi e montagne appaiono imprecisi in lontananza. Enapay cammina tranquillo, il suo passo è lento ma costante come gli ha consigliato MAHKAH. Deve rimanere concentrato, osservare bene dove posare i piedi ad ogni singolo passo, poi, di tanto in tanto alza gli occhi a scrutare se ci sono pericoli nelle vicinanze, e si ferma ed ascoltare i suoni della terra. “Cerca sempre di non puntare lo sguardo verso la destinazione finale” gli ha raccomandato suo padre, “farlo, potrebbe darti stanchezza, avvilimento. Punta sempre il prossimo punto più vicino” Un passo segue l’altro, di tanto in tanto prova a contarli, uno.. due.. trenta.. per poi cambiare pensiero. Beve il giusto, risparmia l’acqua. L’acqua, che è un bene prezioso più dell’oro, e qui nella valle ce n’è poca ma lui sa dove trovarla, perché ha tutto segnato e memorizzato sulla mappa dei suoi avi. Le ombre si allungano, il vento caldo è sempre più debole quasi inesistente ormai. Sono i primi segnali che il giorno volge al termine, forse, ancora un’ora di luce poi sarà buio. Il ragazzo si ferma, alza il capo e si guarda intorno, deve decidere. Deve cercare il posto adatto per passare la notte, sufficiente spazio per sistemare la piccola tenda e per accendere il fuoco. Una piccola radura ai piedi di un vecchio albero quasi rinsecchito sembra il luogo adatto. Una nuvola di polvere e un tonfo secco e la sacca è in terra. E’ stanco, le ginocchia incontrano la terra non solo per prendere le cose dalla sacca ma per la fatica. Enapay con calma prende tutte le cose che gli occorrono, le sistema in ordine in terra, dall’albero rinsecchito prende alcuni rami, un po’ di erba secca ed il fuoco è già forte. Sistema il tegame per la carne, monta la tenda e in pochi minuti è già pronto a gustarsi la sua cena. Il viso tondo, giovane, rosso dalla luce del fuoco è pensieroso. Enapay riguarda con attenzione la mappa, cerca di capire quanto cammino ha fatto e prova calcolare quanto ne dovrà fare domani. “Non è andata poi così male” si rincuorava da solo, “ho percorso un bel tratto. Domani proverò a fare un po’ di strada in più, il sentiero è pianeggiante e se non troverò ostacoli per la sera sarò qui quasi a metà percorso, bravo! Sei stato proprio bravo Enapay”. Dalla sacca estrae il suo diario, carta papiro ricoperto da una copertina di cuoio e due lacci a chiusura. “Ho preparato il percorso da seguire con molta attenzione, lo studio della mappa mi ha permesso di conoscere i punti difficili, sul pendio ho passato dei momenti un po’ impegnativi, devo ringraziare Mahkah e i suoi insegnamenti se ho superato gli ostacoli. Mi diceva sempre di fermarmi quando trovavo sul mio cammino degli ostacoli, “fermati e osserva bene il percorso. Devi capire come aggirare il pericolo, come superarlo in altro modo, devi guardare il tutto da un’altra angolazione e soprattutto vedere oltre per studiare il passo successivo.” Il pendio, era ripido e franabile, a prima vista non vi era altro percorso. “Se non trovi altra strada, allora creane una nuova”. Mi è costata fatica, tanta far scivolare i massi più grandi giù per il pendio, però per ogni masso che cadeva tanti scalini si creavano. Ho creato la strada nuova, e sono arrivato nella valle. Stavo guardando il pendio dal lato sbagliato, visto dalla cima mi appariva molto quasi verticale. Mi è bastato spostarmi di qualche metro e andare sulla sporgenza esterna per capire che era meno di ciò che appariva, poi ho visto le orme che lasciavano i massi caduti, così ho compreso come fare, ho trovato la soluzione spostandomi di pochi metri.

Il bagliore del fuoco, il crepitio delle sterpaglie accese iniziava a fargli venire il sonno ristoratore, ma prima di dormire Enapay si alzò per cercare con gli occhi il luccichio lontano dell’accampamento del padre. Lo vide, un puntino in lontananza, un piccolo bagliore nella notte buia con poca luna, e si rassicurò. Poi alzò lo sguardo per ringraziare il suo Dio, uno sguardo giovane che ammirava la miriade di stelle che brillavano nel cielo notturno. Chiuse gli occhi e si addormentò.

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