A volte, alcune volte, mi capita di sorridere da solo.
Ho guardato decine di volte il suo viso nel poco tempo a mia disposizione.
Ho osservato il suo naso, la sua fronte alta e la sua bocca carnosa, i suoi capelli scuri e lunghi e naturalmente il suo sguardo.
Ho scrutato, seguito la forma dritta della sua schiena, le linee ondulate del suo corpo, le sue mani, le gambe, i suoi nei. Ho cercato in pochi attimi quanto più velocemente fosse possibile memorizzare ogni suo dettaglio. Il profumo della sua pelle, il sapore del burro di cacao dei suoi baci.
Tutto questo perché se fosse stato un sogno, sentivo crescere in me la paura che quel tempo ricevuto a mia disposizione stava terminando e quel che stavo vivendo, potesse terminare da un momento all’altro.
Mi sono sentito rapito dalle sue risate e dal suo essere qui ed ora. E da sola, con ali enormi mi ha stretto e condotto in paradiso tenendomi per mano, e senza rendermene conto mi sono trovato a volare.
In venti secondi di una spudorata follia, ha aperto il mio torace e vi si è tuffata dentro, prepotente, sicura, a mani aperte, ed io, con tenera gioia le ho concesso di farlo donandole le chiavi del mio cuore e di farla alloggiare dentro me.
Eravamo ormai su una strada in discesa, senza freni, senza paura. Ci siamo lasciati andare.
Non chiedetemi ora il colore dei suoi occhi, perché occhi talmente profondi non hanno colore, ed io, comunque, mi ero già perso prima.
Carmine Peluso